martedì 22 ottobre 2013

Sangu meu #6

(… segue da parte #5)

Se fosse ancora stato fedele, ancora una volta in questa cruciale occasione, alla filosofia economica appena brevemente descritta, allora avrebbe, come suo solito, alimentato quel suo narcisistico individualismo indiscusso, e avrebbe quanto meno richiesto alla compagna di una vita delle spiegazioni logico-razionali su ciò che, incredulo, aveva assistito là, nella sua ormai-ex-camera-da-letto, in piedi e impietrito. Oppure, nel caso più normale di tutti, avrebbe dovuto incazzarsi come una bestia inferocita e, tramite la sua dialettica da manipolatore efferato, far valere indiscutibilmente (come aveva sempre fatto, per giunta) la sua figura da uomo virile e orgoglioso e di successo, e veramente, era sempre stato il migliore di tutti, non ce n’è per nessuno, e anche di questo puoi starne certo/a. Un uomo, insomma, che mai nella sua vita era riuscito a perdere in nulla e con nessuno, nemmeno se si divertiva a farlo apposta. Doveva dunque in teoria, nella norma del suo approccio all’esistenza, tentare di salvaguardare quel suo animo calcolatore freddo e spietato, il quale, non sia mai, era stato appena oggetto di un attacco terroristico inferto alle spalle, i cui (dell’attacco) suoni gracchianti e ritmici di un letto comodissimo ma anche piuttosto cigolante gli erano, a lui, sempre rimasti estranei, mentre, d’altra parte, quegli stessi cigolii, erano da tempo entrati a far parte dell’immaginario-uditivo sociale e collettivo di quel vicinato tanto curioso quanto sempre più famelico di indiscrezioni di ogni sorta, e a questo, mi sa, si era già accennato prima. Evidentemente, in questa straordinaria occasione, le cose andarono piuttosto diversamente. Le cieche passioni (di una forse, appena nata, propria sfera sociale interiore/quindi in contrapposizione con le fredde leggi economiche) presero su di lui il sopravvento e, volendo una volta tanto coccolarsi un po’ decise, forse, perché no, di ascoltare una volta tanto quegli impulsi irrazionali che tante volte aveva tralasciato, e che cercava di accontentare solo indirettamente nella sua sfera privata. Perché indirettamente? E in che modo? Sbollendo e calmierando quei suoi istinti egoistici da manager incallito nella “donazione filantropica” di praticamente tutta la propria ricchezza – dato che ne godeva, umilmente, solo di una minima parte – alla compagna di una vita che, come si è già brevemente illustrato in una nota precedente, godeva di incondizionate e sperperanti attenzioni materiali; sempre, e tutto quanto, solo per amore, questo è ormai chiaro. E quindi la sfera sociale interiore, in quell’occasione, avrebbe avuto la meglio, non si sa come, dato che un senso civico per se stesso e per il resto del mondo lui, nei fatti, non l’aveva mai avuto. La sua purtroppo vera realtà, consisteva nel fatto di essere marcio succube della bellezza apollinea della compagnia di una vita, la cui sudditanza che ne derivava lo rendeva schiavo sul lavoro e, quindi proprio per questo, un genio indiscusso della pronta e servita impostura ai danni del prossimo in affari. Questo gli permetteva di fregare meschinamente e in continuazione le disparate persone con cui entrava in contatto, persone molto spesso transoceaniche con cui concludeva affari a dir poco suonanti. E quindi successi imprenditoriali a fiumi, e un’attività aziendale degna di nota: un modello di approccio al e di colonizzazione vergognosa del mercato che cercarono di emulare in molti, con stessi “servizi di qualità” e magari, anche, cercando di abbattere i diversi costi per tentare di alimentare un po’ la concorrenza (dato che, nel settore, il nostro lui, con il suo vero e proprio impero, aveva sempre avuto un’indiscussa priorità da monopolio, credimi, proprio impossibile sia da delegittimare che da sradicare); difatti, nulla di nuovo avvenne sotto il cielo di quei mercati: mai nessuno, come lui, con quella spietatezza di chi sa vederci lungo, riuscì in un’impresa di tali fattezze. Il succo di tutto questo è stato che, per la prima volta, quando per l’appunto diede finalmente adito al potere delle passioni, il nostro lui si era sorprendentemente accorto di essere un Essere Sociale e Umano in mezzo a molti altri simili a lui. Una cosa lontanissima e inconcepibile per le sue mappe cognitive fino a quel momento attivate. Inoltre, dispensare tutto ciò che aveva alla compagna di una vita piuttosto che a se stesso o all’intera altra umanità di cui, da sempre, è popolato il mondo intero beh, era una follia calcolatrice da puro economista amante del sesso e, in verità, diciamola tutta questa verità, dell’amore-in-funzione-del-sesso. Di fatti, le cose cambiarono piuttosto velocemente da quell’avvenimento in poi, e il fatto di assecondare, seppur per la prima volta, il potere tumultuoso delle passioni, e quindi dell’irrazionale che sbeffeggiava senza pietà il freddo calcolo razionale, gli fece scoprire un mondo degno di nota, e mai esplorato prima. Un mondo che, se lo si vede dall’esterno, può essere giudicato di perdizione assoluta, ma posso assicurarti che, ad un sguardo più attento, più oculato e sensibile per l’alterità, fu per lui una specie di ritorno alle origini: una sorta di vocazione atavica che gli consentiva di donare al mondo tutto quello che, fino a quel momento, non era mai riuscito a dare. Dato che ci siamo, vediamo di approfondire insieme cosa effettivamente successe dopo. Parto dal presupposto che ti va, quindi procedo tranquillamente se mi dai l’ok; vedo che ammicchi curioso/a, benone: vado avanti.

(Ciò che avete letto, fino alla parte sesta compresa, non è che un tentativo strampalato di un burrascoso prologo di un’opera che, nella sua piccola ambizione, vuole farsi chiamare nel complesso “Sangu meu”; ciò che ne seguirà dovrebbe essere, a breve, in corso di elaborazione. Per questo motivo, i tempi di sviluppo e di ipotetica conclusione non sono ancora del tutto stimabili con certezza qui su due piedi. L’autore, infatti, sta valutando la fattibilità concreta della cosa, cercando di architettare le ipotetiche pieghe che può eventualmente prendere il prosieguo della sua scrittura in merito alla vicenda; una vicenda che, come avete forse cercato di comprendere, ha i tratti cerebrali e realisticamente isterici del postmoderno. L’autore, pertanto, con un sopracciglio che si alza pensieroso, si scusa sentitamente per il momentaneo disagio.)

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