mercoledì 3 dicembre 2014

La semantica deleteria della velocità

L'ostinata velocità ci paralizzerà, e noi rimarremo lì, in quell'orbita sconquassata, girovagando a vuoto nel silenzio increscioso e solitario della nostra sterile consapevolezza, che al minimo sussulto s'imbroncerà, al primo impatto si adirerà, contro l'alterità, armandosi fino ai denti di pregiudizi per semplificare, di barricate per proteggere, non appena verrà sfidato gentilmente quel nostro ansimante e artefatto dinamismo - cocciuto e deleterio seminare d'insensesatezza - che non porterà a niente, che non produrrà alcun genere di frutto maturo: solo rami fratturati, linfe scaraventate da tempeste limpide all'orizzonte, dove i sorrisi delle foglie si spegneranno inesorabili nel loro fluttuare forsennato, e dove in aggiunta potrà - solo per una salvifica casualità - trapelare un lontano richiamo di speranza, la stessa speranza che non si perde mai, considerando in questo caso una preziosa possibilità, e cioè quella di rallentare il beccheggio del movimento impazzito, e di far sì che quei sorrisi formato-foglia possano finalmente dondolare, lentamente, nel dolce riflusso gravitazionale verso il basso, sempre più giù, sì, quasi ondeggiando sbadatamente, per abbandonarsi e posarsi su quelle ultime anime pie di gente rimasta, che pavimentata per ogni dove le riceve in segno di lealtà, e finisce per accoglierle premurosamente nell'amor di condivisione.