giovedì 3 ottobre 2013

A cena con Amartya Sen

Influenze sociali sulle nostre molteplici diversità

“Le classificazioni possono assumere molte forme differenti, e non tutte le categorie che è possibile generare coerentemente possono servire da base plausibile per l’identità. Si consideri l’insieme degli individui nel mondo nati fra le nove e le dieci di mattina, ora locale. Si tratta di un gruppo definito, ma è difficile immaginare che molti sarebbero infiammati dalla solidarietà interna di un gruppo del genere e dall’identità che potrebbe produrre. In modo simile, le persone che appartengono al gruppo di individui che calzano 42 non sono per questo legate fra loro da un forte sentimento di identità. Le classificazioni sono a buon mercato, l’identità no. Il fatto che un particolare raggruppamento possa plausibilmente generare un sentimento di identità oppure no dipende da circostanze sociali. Ad esempio, se, per qualche ragione commerciale o tecnologica, le scarpe di numero 42 diventassero molto difficili da reperire, il bisogno di calzature di quella misura potrebbe in effetti trasformarsi in una difficoltà condivisa e fornire sufficienti ragioni di solidarietà (nell’agire comune e armonico). Allo stesso modo, se scoprissimo che, per ragioni ancora sconosciute, le persone nate fra le nove e le dieci di mattina sono particolarmente vulnerabili a un certo tipo di patologia, allora, ancora una volta, un pericolo condiviso potrebbe contribuire alla nascita di un sentimento di identità. Per considerare una variante dello stesso esempio, se un dittatore volesse limitare la libertà delle persone nate in quel particolare orario – forse a causa della sua convinzione soprannaturale che le persone nate in quell’arco di tempo siano perfide o perché qualche strega macbethiana lo ha informato che sarebbe stato assassinato da qualcuno nato fra le nove e le dieci – , ecco di nuovo una ragione di solidarietà e di identità per le vittime della persecuzione. Talvolta una classificazione difficile da giustificare sul piano intellettuale può nondimeno diventare importante a opera della struttura sociale. Pierre Bourdieu ha mostrato come un’azione sociale possa finire con il «produrre una differenza dove non esisteva» e come la «magia sociale» possa trasformare le persone dicendo loro che sono diverse. Questo è quanto succede, ad esempio, nei concorsi (il trecentesimo candidato è ancora qualcosa, il trecentounesimo nulla). In altre parole, il mondo sociale costituisce differenze semplicemente nominandole. Persino quando una classificazione è arbitraria o bizzarra, una volta articolata e riconosciuta come linea discriminativa, individua tra i gruppi differenze che acquisiscono di riflesso importanza (nel caso del concorso pubblico, la differenza tra avere un buon lavoro e non averlo), il che può essere una base piuttosto plausibile per la costruzione di identità da ambo i lati della linea di demarcazione. Il ragionamento che conduce alla scelta delle identità rilevanti deve dunque muoversi, ben oltre il terreno puramente intellettuale, in un ambito di significati sociali contingenti. Alla scelta dell’identità non concorre solo la ragione, ma possono rivelarsi in particolare necessarie alcune analisi sociali collaterali. La riflessione condiziona anche l’uso delle identità e il valore che viene loro attribuito. Abbiamo l’opportunità di determinare la rilevanza che riteniamo di voler riconoscere alle nostre differenti associazioni e distinte identità. Quando si è di fronte a un’alternativa, le diverse lealtà suscitate dall’appartenenza possono entrare in conflitto sulla priorità da assegnare, ad esempio, alla nazionalità, alla residenza, alla razza, alla religione, alla famiglia, all’amicizia, al credo politico, agli obblighi professionali o alle affiliazioni civiche. Dobbiamo scegliere e decidere, e l’alternativa a una scelta ragionata è una scelta irragionevole.”

Io adoro quest’uomo.

Parti in corsivo mie; l’intero testo tratto da Globalizzazione e libertà, Amartya Sen, Mondadori, 2002.

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