giovedì 17 ottobre 2013

Sangu meu #5

(… segue da parte #4)

Dopo questa tiepida mattina (solamente in riferimento alla temperatura atmosferica) il rapporto ufficiale della storia non dà chiare spiegazione su ciò che ne seguì nei giorni immediatamente successivi. Per fare un esempio, non si sa in che modo si dispiegò il ritorno di lui nella sua ormai ex abitazione[6]; se ci fu, in qualche modo, una specie di confronto chiarificatore tra i due, e cosa in questo famigerato incontro si dissero; o se, davvero (e se è andata veramente così, non c’è che dire, è stata proprio un’eventualità drasticamente concepita dal fato), il nostro lui non ha mai beccato la nostra lei nell’unico ritorno alla sua ex abitazione per recuperare “quel poco che gli restava”, dato che, punto primo, 1) probabilmente, sarà rincasato proprio in quelle ore in cui lei era fuori, in centro città, intenta a concludere selvaggiamente più acquisti che poteva, in una delle sue solite escursioni terapeutiche da shopping sfrenato (che, data la tragicità interiore e piuttosto incasinata del passaggio esistenziale che stava attraversando, riusciva a donarle (lo shopping terapeutico) momenti di indiscussa serenità, soddisfazione capillare dei sensi assieme ad una pace interiore del tipo distensivo-riflessiva); punto secondo, 2) rifacendoci alla seconda parte del messaggio, scritto da lui su quel famoso post-it giallo svolazzante e appiccicato in bella mostra sullo specchio ovale, seconda parte che, ricordo, recitava lapidariamente “se sei o meno in casa non mi tange”, si può facilmente dedurre che, nel caso in cui, per l’appunto, lui non l’avesse trovata in casa, non avrebbe avuto nessunissima intenzione di richiamarla precedentemente o successivamente a quell’ultima volta che decise di farsi vivo nella sua ex abitazione, nulla di nulla, vuoto assoluto, davvero spiazzante e inspiegabile per uno come lui, che sempre si era rifatto, per ogni evenienza che capitava nella sua vita, al pensiero economico neoliberale, che fonda, è risaputo, la sua primigenia ragion d’essere sul culto dell’individuo, e dove, per inciso, impera l’individualismo metodologico, “che non vuole né può contemplare altro che le azioni volutamente e coscientemente calcolate da attori isolati in vista di fini individuali ed egoistici altrettanto deliberatamente posti.”[7] Una concezione della vita che si accordava, smaccatamente, con una filosofia implicita dell’economia e del suo rapporto con la politica (la politica intesa e praticata per il “bene comune”), consistente (questo rapporto) in “una visione che conduce a stabilire una frontiera invalicabile tra l’economia, retta dai meccanismi fluidi ed efficienti del mercato, e la sfera sociale, abitata dall’arbitrio imprevedibile della tradizione, del potere e delle passioni.”[8] (continua parte #6...)


[6] Sì, proprio quella lussureggiante abitazione lasciata interamente nelle mani di lei, senza nessuna firma di trasferimento di proprietà per un eventuale pagamento di alimenti, né un lascito dichiarativo dove si sottoscriveva un’ipotetica soluzione disgiuntiva dei beni di proprietà da sempre posseduti in comune; insomma, nulla di nulla. Solo un presumibile, e parecchio strano, silenzio assenso che consegnava, di fatto e nei fatti – dato che lui non si era fatto più vivo dopo quella sola volta in cui ritornò a prendersi “quel poco che gli restava” – tutto il patrimonio racimolato con tanta fatica dopo anni di messa in pratica di “business ideas” geniali e lungimiranti da parte di lui che, non pago dei suoi reiterati successi, lavorava sempre più accanitamente per vederne realizzati di altri (di successi), salvo godersi davvero umilmente e quando capitava – e quindi si potrebbe dire che quasi quasi la denigrava – l’immensa ricchezza che, da sempre, aveva solo dispensato con amore (perché questo sì che è vero amore – come anche quando mangi, per esempio, il cornetto Algida e concedi il momento finale di goduria cioccolatosa al tuo amore che è lì, e che ti guarda con occhioni supplichevoli di sole coccole gustative che saranno unicamente ed interamente concesse dal momento finale/croccantoso di cioccolato, e non da te, sappilo) dicevo, che quasi denigrava l’enorme ricchezza racimolata negli anni, la stessa che veniva dispensata con amore alla compagna di una vita, beccata – ormai il fattaccio è ritrito – a letto con l’amante di sempre (l’amante di lei, se non fosse ancora ben chiaro).
[7] Pierre Bourdieu; Intervento al Colloquio Raison d’agir – Loccumer Kreis, Loccum (Germania) 16-17 ottobre 1999
[8] Ibidem.

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