lunedì 30 settembre 2013

Sangu meu #2

(… segue da parte #1)

E dunque mi chiederai giustamente cosa avvenne. Ebbene, avvenne che in qualche modo tutto prese il segno di una scena veramente pirotecnica, davvero balorda da tutti i punti di vista che proprio non te lo aspetti, sul serio, perché lui che, come ho già detto, era sempre stato abituato ad esternare tutto quanto, ogni suo singolo sentimento programmatore ed interiore, rimase, oltre che attonito e impacciato e fermo e impalato lì come un lampione spento, completamente imbalsamato in quel suo muto silenzio che, tramite la sua assordante potenza (del muto silenzio), riuscì addirittura ad infrangere di un pianto sordo i suoi occhi vitrei, increduli, e mentre lui se ne stava lì forse balbettando mentalmente qualcosa tra sé e sé, o forse pensando davvero al nulla che avrebbe caratterizzato l’eternità da quella visione in avanti, lei fu presa invece da un senso di panico assoluto, travolgente e raccapricciante se pensi all’intensità dell’imbarazzo sessuale concentrato in quella stanza, che riuscì (il panico di lei) in un solo singolo istante a cancellare completamente ogni singolo momento armonioso e di dedizione assoluta che lei aveva riservato solo ed esclusivamente a lui in tutti questi anni. Com’è facile supporre, lei era completamente nuda nella sua bellezza, ma il fatto sorprendente è che si vergognava febbrilmente di quella sua nudità peccaminosa, sia con lui che con l’amante, come se entrambi vestissero i panni di due estranei piombati all’improvviso nella sua camera, e avessero voluto oltraggiare la sua inattaccabile intimità alle prime luci del mattino. E non puoi immaginare cosa fece! Invece di sistemarsi per benino sul letto e di tirare a sé le lenzuola come segno di protezione davanti all’evidenza della catastrofe, e invece di proporre al compagno da una vita un’inutile scusante, o se vogliamo anche una specie di motivazione che non stava né in cielo né in terra – visto il palese epilogo drammatico della vicenda clandestina – decise, invece, di catapultarsi con un balzo felino nel suo armadio rigonfio di indumenti (l’armadio sì: era semiaperto) e si blindò al suo interno in cerca di qualche vestito da indossare e ci rimase, lì dentro, al buio e immersa nel profumo dei suoi vestiti, per parecchi minuti buoni. E l’amante, lecitamente mi chiederai, che cosa ha fatto? Come si è comportato a seguito del suo elevato gradiente d’imbarazzo sopraggiunto senza preavviso? Posso solo dirti che il ruolo dell’amante è passato piuttosto inosservato, sì, decisamente, e sai perché? Perché come in tutte queste storie in cui l’importanza di molti anni passati insieme viene travolta e cestinata da un apparente indizio che passa inosservato, ma che nella sua fugacità nasconde un cesto bello pieno di problematiche da sbucciare, anche nella versione ufficiale di questa storia l’amante ha rappresentato quel battito di farfalla apparentemente innocuo che ha stravolto, in verità, l’intero piano esistenziale di due persone che da tempo condividevano quella stessa esistenza, e, come una farfalla ben colorita[1], ha preso il largo svolazzando, cercando al contempo (ragionevolmente sempre l’amante, non la farfalla, quindi fuor di metafora) di raccogliere con sé tutti gli indumenti necessari[2] per coprirsi degnamente, almeno per il breve percorso che lo avrebbe condotto alla sua macchina parcheggiata proprio lì, sotto il loro appartamento, appena lucidata in tutto il suo splendore, e che si procurava già da tempo (la macchina splendente) una nomea degna di questo nome tra le curiosità fameliche di vicini piuttosto indiscreti. E dunque il nostro amante birichino e abbronzato lasciò quella scena con un sorrisino di circostanza e se la diede a gambe filate, letteralmente, come un gelido soffio che spegne le candeline di un nuovo drammatico inizio, e, sgattaiolando con i suoi indumenti tra le gambe, uscì dall’appartamento raggiungendo la sua macchina splendente in tutta fretta, parcheggiata sempre sotto l’appartamento, in bella mostra, e quindi precipitandosi alla guida accese immediatamente il motore e sfrecciò come non mai, e infine, dopo la goffa fuga rocambolesca, scomparve in un miasma invisibile di rumori a piroetta. Dopotutto, come dargli torto: perché doveva alimentare ancor di più quel concentrato di imbarazzo che, a momenti, mancava poco, si sarebbe trasformato sicuramente – almeno in una situazione umanamente normale – in un cataclisma malsano di parolacce, bestemmie, insulti, colpe attribuite da ambo le parti e chi ne ha più ne metta? Ma tornando alla camera da letto scopriremo che la faccenda non è andata esattamente così... Mi chiedi perché? Mi sembra anche giusto. (continua...)

[1] L’amante in oggetto figurava nei racconti ufficiali come un bell’imbusto piuttosto prestante; benché apparentemente innocuo nella sua abbronzatura stagionata – vista la località di mare dove e il mese post-vacanze in cui è accaduto il fattaccio – in quel concentrato di situazione del tipo cosa-si-fa-in-questi-casi? (sempre l’amante) non causò di sicuro più danni di quelli che già aveva causato andando a letto soventemente con la nostra lei. Certo, visto il soggetto in questione, a prima impatto, non poteva assolutamente essere paragonato ad una leggiadra e graziosa farfalla, per carità; ma i modi in cui se l’è svignata, diciamo così, in silenzio e lasciando uno strascico di vestiti dietro di sé non-indifferente, ha lasciato presagire una similitudine, seppur forzata, tra le sue gestualità, le sue movenze che impercettibilmente fendevano un’aria piuttosto pesante, e l’atto dello svolazzare indifferente di una comunissima farfalla – benché sgargiante e colorata – che deposita, ovunque si poggi, la famosissima polvere delle sue ali, né più né meno.
[2] Molto probabilmente anche polverosi (gli indumenti) – visto che erano stati abbandonati, per tutta la notte, su un pavimento che non si spolverava da tempo (e questo, dunque, ci fa forse pensare che i nostri piccioncini clandestini se la stavano spassando da più e più giorni, mentre il nostro lui era in giro per il mondo a sgobbare di fatica nella giungla di affari da tachicardia; quindi, molto probabilmente, è lecito pensare che la nostra lei è stata impegnata in tutt’altre faccende passionali piuttosto che dedicarsi armoniosamente all’immancabile decoro domestico che, in questo caso, molto plausibilmente è stato mancato in pieno).

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