mercoledì 25 settembre 2013

Sangu meu #1

Fu colta in flagrante. L’orologio multifunzione sul comodino laccato di fresco segnava le 6.52 di un tiepido mattino di settembre, quando accadde. Lei era a letto, con l’amante di sempre, con l’amante che, ormai, non sapeva più se essere solo amante o qualcosa di più. Un click clack improvviso di chiavi dietro la porta si intrufolò nell’atmosfera furtiva e frettolosa che caratterizzava quella loro storia nascosta, clandestina, fatta dei soliti palpitanti minuti fuggitivi afferrati per un orecchio e scaraventati a letto con passione, apparentemente lontani (i minuti fuggitivi) dai riflettori pubblici delle loro anime consensuali. Il tintinnio delle chiavi non era altro che il suono dell’ingresso inaspettato del compagno di lei da una vita, che rientrava da un lungo viaggio di lavoro prima del previsto, senza preavviso, forse per una sorpresa che, per una volta, lui si era azzardato di fare, giusto così, per saggiarne l’effetto che fa, dato che era sempre stato un tipo abbastanza programmatico e non riusciva assolutamente, e per nessuna ragione, a tenersi qualcosa per sé, neanche un piccolo segreto, nulla di nulla, macché scherzi? Perché aveva troppo bisogno di esternare tutto quanto, e proprio non ce la faceva a trattenere tutto quel fervore programmatico dentro di sé, e allora lo esternava al primo interlocutore che gli capitava a tiro (tormentandolo il più delle volte), e quando tutto ciò non era proprio possibile – poiché immerso nella sua infrangibile solitudine – si limitava prepotentemente a scarabocchiarlo (il fervore programmatico) su un post-it volante e appiccicoso su un lato, quel lato in bella vista che gli ricordava perennemente che c’era qualcosa da fare, quel lato sicuro di sé che riusciva, nonostante la velocità vorticosa del suo mondo, a dare senso al flusso indistinto degli eventi, sempre. Nel frangente però di questa immotivata e sbalorditiva sorpresa, quasi palpitante per una nuova esperienza non solo sua ma pensata appositamente per lei, si diresse direttamente verso la camera da letto, senza pensarci, perché sapeva che a quell’ora l’avrebbe trovata sicuramente nel suo bozzolo di lenzuola dolcemente addormentata e, ai suoi pacati rumori, lei lo avrebbe come sempre accolto aprendo i suoi occhi innamorati, solo per lui, quegli occhi teneri che si aprono e si chiudono ad intermittenza di soffio, perché attendono semplicemente che le loro invitanti pause di chiusura siano intervallate dai freschi baci di lui: stampe di labbra familiari e voluttuose di cui non poteva più, lei, assolutamente farne a meno. Almeno questo era quello che pensava lui, nella sua convinta percezione che aveva maturato nel corso degli anni passati assieme a lei, prima di quel suo fatidico tragitto in quel lungo corridoio che lo stava conducendo all’ultima porta sulla sinistra, alla sua ultima visione immacolata della loro consueta camera da letto, che si trovava subito dopo i quadri appesi alla parete che contenevano alcune felici fotografie che li ritraevano insieme, dappertutto, raggianti buffi e sorridenti nei loro viaggi di piacere, persi e innamorati per il vasto mondo. Svoltò quindi sulla sinistra, la porta era semiaperta; dei movimenti loquaci si dimenavano sul letto formando lente e scoscese colline di lenzuola, e non si trattava certo di folate di vento improvvise sopraggiunte da una finestra anche questa semiaperta, no, assolutamente, perché la finestra era ben chiusa, anche se faceva trapelare dalle persiane i primi raggi di un’alba piuttosto infelice e rocambolesca, per altri versi piuttosto immobile (sempre l’alba), come per lo scatto di un’immagine che per sempre si sarebbe stampata nella memoria di lui, irrimediabilmente, un’immagine che, prima di quel momento, sarebbe stata impensabile concepirla, almeno per lui, ma non per lei a questo punto, visto che la storia clandestina stava prendendo una piega abbastanza durevole e sdrucciolevole e oltraggiosa, e non so minimamente come lei facesse a nascondergli tutto quanto, davvero, dietro quell’apparente armoniosità di tutti i giorni, orchestrati con un tale senso di devozione per lui da catturare in ogni singolo istante passato insieme un’eternità amorosa che era più che strameritata, e di questo puoi starne certo/a. (continua parte #2...)

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