domenica 8 settembre 2013

Dirockato Monopoli

La politica giovanile ri-generante

L’effervescenza di questo progetto che pensa in grande – con tutti gli auspici e la carica emotiva dei suoi protagonisti – è una chiara manifestazione di una Società Civile (in questo caso una “nicchia preziosa” contraddistinta da un’inedita creatività musicale) che si adopera in-proprio, per preservare e, al contempo, motivare e promuovere un proprio status identitario, sociale. Questo status si riconosce nella sua peculiarità ri-generante, per dare un’impronta innovativa tale da incentivare un nuovo modo di fare società e di stare nella società che, in questo caso, convoglia le energie e gli entusiasmi musicali di una realtà cittadina che si distingue (anche) per i sui talenti innati. L’innovazione sociale che ne emerge tenta, a suo modo, di differire dalle logiche predatorie e coloniali del mercato, e dai corridoi, sempre più inaccessibili, di quelle “strette” burocratiche e pedanti caratteristiche del potere Statale – declinato in questo caso nell’Amministrazione Comunale – che ormai, è evidente, scarseggia di legittimità propria. Un raffronto a tale binomio Stato-mercato è un’esigenza strutturale, di una società che sta cambiando e che vuole rendersi protagonista nelle sue dinamiche “sane”; che vuole generare nuove relazioni capaci di evadere – per proporsi come alternativa – dalle relazioni pre-confezionate e disabilitanti “calate dall’alto”, provenienti da un lato da un’amministrazione troppo “anziana” e, dall’altro, da relazioni che riguardano unicamente quei circuiti individualizzanti (e ultra competitivi abbestia), che si rifanno alle logiche disumanizzanti del mercato, un mercato che ha decretato la nascita di un misero e sempre scontento ”homo consumens”. Fare società in questo modo, fare musica e creare sinergie-protagoniste in tal maniera, è indice di una autonomia che produce i propri contesti di significato, i propri frames di intervento, e di azione, ma, allo stesso tempo, alimenta quell’assunzione di responsabilità che si concretizza in una presa di coscienza comune-e-giovanile. L’auspicio più grande è che questa esperienza, nel suo divenire, possa permettere un raccordo generazionale, ma soprattutto un protagonismo non-indifferente ma attivo di una realtà giovanile che possa vedere lontano, che non sia considerata apatica e fannullona (vedi giovani concepiti come “problematica sociale”), ma alla quale possano essere concesse – non una tantum ma sempre più – quelle condizioni appropriate che fungano da terreno fertile per motivazioni giuste, che rendano la “socialità musicale” un evento non solo episodico ma anche – e soprattutto – un elemento vitale che possa inscriversi compiutamente nelle biografie individuali di ognuno di noi, giovani dirockati.

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