venerdì 27 dicembre 2013

Nuvole di cornice sui residui di tutto

È il mattino seguente di una serata un po’ particolare, una serata in cui è successo davvero di tutto o forse – e questo non si potrà mai sapere – e cioè che proprio alle strette è successo solo nel mainstream di quei personaggi presenti e tutti collegati coralmente ad un’altra realtà (una realtà ovviamente sconosciuta); in un posto che, da giorni, aveva preso proprio le sembianze di un’ autentica casa-porto-di-mare. La serata in questione, dicevo, incoronava il compleanno di uno di loro, ma solamente di sfuggita. Tuttavia, i ricordi dei nostri a dir poco pittoreschi protagonisti, si miscelano abbracciandosi solo in sfumature: esilaranti e preziose, risate e cin cin. E dunque quel mattino si mostra in tutta la sua lucentezza sferzante, e la la luce del sole è davvero fastidiosa e spigolosa e fredda come l’acciaio più sonoro che può davvero battere spigolosamente da tutte le angolazioni: il mondo fuori si muove a rilento, proprio a scatti salivari, e ha un sapore dolciastro-misto-amarognolo, con un tocco di acidulo in fondo giusto per gradire: da mappazza post – sbronza, detta in breve. E dunque con un mal di testa solcante le meningi, accompagnate da altre traiettorie di dolore craniale che si propagano e che fanno festa per i lobi cerebrali, un osservatore esterno (ma anche lui, molto probabilmente, presente e reduce della festa), descrive ad un altro protagonista di quella serata le sue alcolizzate impressioni in quel famigerato mattino, alludendo ad una composizione di parole che più o meno, a detta dei presenti, potrebbe aver fatto così:

"Ma quella bottiglia, là, sul bordo piscina, tutta tumida e gonfia e piegata su se stessa ad ogni stretta di sorsata di mano.... È lì per il nostro tanto atteso intervallo? Mi chiedo. E lo Zio giace accanto a lei (a quella bottiglia nera piena zeppa di rum e cola) completamente disteso, con i suoi occhiali da sole giganteschi e della luna, e il nostro Peluche (uno fra i nostri personaggi troppo spugnoso per essere vero) sopra di lui la sua testa brontola rilassata sulla pancia depilata sempre dello Zio, che a momenti vede, sempre attraverso quei suoi occhiali della luna, la figura satellitare di Rosse Riot, che orbita intorno a quei reietti dell'alcol raggiungendoli (quella troupe di scoppiati sbavanti di sonno) con la sua traiettoria partecipante, e afferra, sempre Riot, quella bottiglia nera con la grazia di quei suoi movimenti e l'avvenenza di quei suoi straripanti indumenti succinti (i vestisti sono una gabbia, meglio che si ripieghino su se stessi, sempre)... E c’è anche il Ciociaro sette bellezze, dall’alto, che guarda tutti dall'altra gabbia, cioè quella della rampa di scale del palazzo che si erge a ridosso, e chiama tutti a raccolta, come un tarzan incravattato, e chiama tutti a squarciagola quei clochard maledetti, "ma tu 'nvedi oh con che pezzenti devo avere a che fà!", e lo urla come se non ci fosse un domani: si sa: Il Ciociaro è la nostra finestra sul mondo... E poi c'è anche Miss-sempre-pantalone-dai-fatti-sotto, anche lei, seppur tutta ubriaca e sbronza e borbottante pure lei è sempre una macchina che macina, e legge incessantemente il suo giornale quotidiano (rendiamo grazie) sulla pancia questa volta del nostro Peluche nazionale (che è sempre il nostro orsacchiotto peluche di prima), con le gambe, sempre la Miss-dai-fatti-sotto, che disegnano ripetute X che sembrano dire a ritmo cadenzato "Per me è NO!”, e lo sfoglia quel suo quotidiano giornale, riparandosi, tramite le sue urgenti e cogenti sfogliate, dalle alitate sulfuree e pestilenziali e da topi morti che provengono da quei due soggetti stesi per terra con le braccia a Cristo (ricordiamo la situazione: lo Zio con gli occhiali che sta sotto il peluche dei peluche che sta a sua volta con la sua pancia all'aria a mo' di reggi-leggio sotto a Miss-sempre-pantalone-la-gonna-te-la-puoi-anche-sognare)... E poi arriva anche un uomo vissuto in sud America che, con smaccate origini baresi, filtra la sua presenza agli altri con uno dei suoi  "E allora?” Quest'uomo vissuto è proprio il nostro Social Fucker, con i suoi, anche lui, occhiali da sole ma con i lacci penzoloni incorporati, fresco come una rosa (sempre fresco e pimpante come una Rosa nel deserto) che si materializza dopo aver concluso un intervista cazzuttissima con un tipo che si trova in Perù, e che, nel fresco impeto del mattino, cerca di intervistare anche tutto quell'esercito di rietti e scapestrati in terra, con le braccia a cristo raffiguranti abbandonate geometrie umane sul fondo piscina ...E tu?? Beh, tu invece sei sopra seduto sulla panchina che sovrasta tutti quanti compreso il bordo piscina, e hai quel compito suggellante di incorniciare tutto questo quadro incantevole ("E questo sei", ti ripete gracchiante lo Zio steso attraverso i suoi occhiali, "quello che incornicia!") con delle simpatiche nuvolette di fumo che vengono prodotte a stantuffo da quella tua bocca azionata dall'occhio aquilino che ti ritrovi, e osservi “perlustrativo”, sempre attentamente scandagliando (da questo punto di vista sei una specie di TAC infallibile), sappiamo tutti cosa dall’alto della panchina che sovrasta quel bordo piscina attraversato da papere di allevamento: vivisezioni ocularmente quelle movenze all'apparenza liquide, ma non proprio liquide: sono solide e belle morbide al punto giusto (“Una scamorza col latte che esce?” Ti chiede il nostro Peluche che ha già fame), ma queste movenze hanno anche il ritmo dei fluidi avvolgenti: un po' di quà e un po' di là, un movimento a sorriso sbeffeggiante (nel senso di: "Prova a prendermi”) che porta con sé le sembianze della frutta bella matura ... E Il Ciociaro, ahimé, quelle movenze sinuose, se le perde tutte: lui, lo sappiamo da tempo oramai, la cacciagione la vuole solo di classe ("Che coglione" aliti al vento, frustandoti sonoramente con la grossa mano destra la tua elastica coscia sempre destra)... Ciao."

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