venerdì 19 settembre 2014

The Ciociaro's chronicles #1



Catania, 20/08/2014

- “…Vibratori al vento; Prepuzi in cappella; Sborra di fuoco; Sbattimelo ovunque, sbattilo lì; Puliscimi le tubature; Tette solenni parte II; Il tuo cazzo è il mio, ed io sono sua; Culi calati; Sborration; Giochi di mano, giochi di puttano; Gargarismi indecenti; Aurora sborealis con enormi cazzi ad Harlem; poi Bramose di cazzo; Bramose di fica; Uomini soli 2; poi c'è Vaselina connection... sì, ah, poi Fregne pregne di cazzi duri...…”
- ohhh!! Ma non si vergogna?? Ma io dico: le sembrano modi questi di parlare?? Che dissoluta volgarità!!
- Ma che ne capisce lei signora! … Questa è una dottissima citazione di uno dei massimi capolavori del Cinema!!... Ma io dico: che ne sa lei?? Si faccia gli affaracci suoi! Circolare prego…
E girandosi di sbieco aggiunge tra sé brontolando e scodellando la testa: - Mannaggia alla miseria: quanta gente ignorante c’è a giro… Non se ne esce, non se ne esce…
Così inizia l’esperienza siciliana del nostro caro ed inimitabile Ciociario, all’aeroporto di Catania, mentre aspetta le sue infinite valigie formato casa per il nastro scorrevole che ancora scorrevole non è, ma lui, nell’attesa, si diverte mentalmente a citare film, rovistandone alcuni nella sua impeccabile memoria, per poi esplicitarne, ad un pubblico immaginario (o semplicemente a se stesso – quest’ultima ipotesi è molto più plausibile), i climax più significativi: un vero e proprio esercizio di stile. Finalmente dopo parecchi minuti buoni, che a lui paiono un nonnulla, preleva le sue tanto attese valigie, due enormi armadi con le rotelle per una sola settimana di soggiorno, e si dirige verso l’uscita, verso un sole che chiamare sole è davvero misera cosa, perché quella lì fuori che lo attende è proprio una palla infuocata e minacciosa, credete a me. Ad ogni modo, lui ha pensato davvero a tutto, e i suoi occhiali da sole Ray-Ban ultimo modello sembrano una delle armi più efficaci contro quei micidiali, e prima di oggi a lui sconosciuti, raggi UV accessoriati di sentore africano. Esce e respira. Allo stesso tempo non si lascia sfuggire l’occasione di studiare prontamente la situazione femminile circolante: un autentico sciame di formosità ballonzolanti per ogni dove. I suoi occhi scandagliano; dietro le sue lenti così congeniali sempre quei suoi occhi hanno tutto il tempo di assaporare il momento, e sembrano preparare un banchetto da Re che riserverà diverse pietanze visive, tutte da spiluccare… Dalla sua espressione soddisfatta e leccata di ciglia, pare, comunque, essere enormemente soddisfatto (lo so è una tautologia, ma è efficace). E chi lo avrebbe mai negato. “Beh, una bella sudata di viaggio ne sarà valsa la pena, no?!”, sembra ad un tratto pensare tutto fiero e con le braccia sui fianchi.
È incredibile quanto, ad un osservatore esterno, il Nostro possa apparire tremendamente prevedibile nelle sue movenze, nei suoi pensieri fintamente arcuati, nei suoi atteggiamenti da buon maschione italiano. E invece, a dispetto di quel maledetto luogo comune che cercheremo piano piano di demolire, è sempre un passo avanti rispetto agli altri, non c’è che dire. Quell’osservatore esterno non si capaciterà mai della sua osservazione; non arriverà mai a conclusioni semplici e scontate, perché le sue considerazioni su quel preciso momento saranno già belle che superate, e risulteranno banali blande e sfilacciate non appena lui, il Nostro, avrà fatto il suo prossimo e sempre impeccabilmente direzionato passo; non appena, sempre lui, avrà quella sua inconfondibile disinvoltura di sfoderare quell’incredibile e nuova mossa spiazzante per tutti… La mossa che lo farà notare, lo renderà riconoscibile alle folle, in mezzo a cui un raggio luminoso lo designerà al cospetto di tutti (soprattutto agli occhi del mondo femminile): a tutti coloro che sono in costante ricerca di una postazione altisonante, profumata, da trono: una posizione all’ultimo grido. Questo è il nostro Ciociaro: l’Inarrivabile, un esempio da copertina che si intrufola, senza troppi ostacoli, nella percezione facilona delle masse. E se si arrivi a lui, anche per un respiro di millesimo di secondo ristorato da quella grazia tipica del “finalmente sono qui”, beh, è sicuramente tanta roba.
Comincia a camminare, dunque a molleggiare, perché la sua camminata, dovete sapere, è particolarmente interessante. Se per esempio ci trovassimo sempre in mezzo ad una folla (riprendo lo stesso esempio perché, per semplicità, aiuta a comprendere meglio), una folla dicevo formicolante, come può essere la fauna antropologica che sfreccia calpesta e sfrutta un non-luogo di passaggio, come quello che può interessare un qualunque aeroporto, e volessimo in qualche modo seguirlo e stargli dietro, perché io, in prima persona, sono il suo biografo personale incaricato e quindi, giocoforza, dovrò adottare necessariamente questa condotta di vita, ma voi, dal canto vostro, tutti voi, nessuno escluso, potrete benissimo essere già, o diventare un giorno molto vicino, uno tra i suoi milioni e sterminati fans (“sterminati” non perché qualcuno vi sterminerà non appena svelerete questa vostra incredibile dipendenza che vi state inconsapevolmente accollando – e credete a me: è davvero inconsapevole: mentre bussa alla vostra porta (sempre quella dipendenza) è già bella comoda sul vostro sofà, a sgranocchiare indisturbata i vostri pop corn appena spadellati e caldi e salati al punto giusto, per godersi lo spettacolo più patetico del mondo che vi vede protagonisti assieme a milioni di altri; ecco perché sterminati, perché prima o poi sarete veramente in molti)… Dicevo, se volessimo per qualche ragione stargli dietro – ma la ragione, spero, sia ormai chiara – questa condotta è una tra le cose più semplici del mondo. Lui molleggia, quindi, mentre cammina, descrive una traiettoria ritmica su e giù del suo portamento che, così facendo, si distribuisce nella sua direzione in avanti; ma allo stesso tempo oscilla, quindi si nasconde per un attimo per poi riemergere rispetto ad una linea immaginaria che rasenta il capo della massa uniforme che lo circonda. Quindi molto semplice da adocchiare a distanza, ripeto: potremmo trovarci in una fra le città più popolose al mondo, e l’effetto non cambierebbe. Però questa facilità di avvistamento rende tutto il resto davvero complicato. Sembra che Il Nostro furbone lo faccia apposta: è come se il suo molleggiare ostenti una facilità di raggiungimento… In quello che è, in quello che fa; magari per farti solo accarezzare il desiderio di salutarlo, di porgergli la mano… E invece è proprio questo quello che vuole: far annusare ciò che è; rendere appetibile la possibilità di essere come lui, affinché tutti quanti si uniformino alla sua diversità clamorosa… In questo modo acquisisce con molta facilità consensi; distribuisce speranze a tutto tondo… Ma sappiamo benissimo che sono solo speranze, e, nonostante questo, e soprattutto per questo, permettono l’attivazione di tutta la popolazione del mondo verso un’ipotetica e inavvicinabile realtà immaginata, verso un’illusione. E questo è Lui: è il re delle illusioni. Ecco perché l’ho chiamato l’Irraggiungibile… È come le stelle: la loro luminescenza lontana vive della loro illusione… Magari quelle stelle che pulsano da così lontano non ci sono già più, e noi siamo ancora lì, inebetiti ad osservarle…
E lui, il Nostro, in effetti non c’è già più, ma dov’è? Ah, eccolo! Ve lo avevo detto che non è facile smarrirlo… Si è piantato in un punto, e non sembra smuoversi. Alla vista di una bella donna, del suo seno che, nella sua mente, potrebbe benissimo non avere più confini, in due ganci sganciati in un nanosecondo, e squadrando poi ogni minimo dettaglio del viso di lei, perché per lui, così dice, il viso è la cosa più importante di tutte, partorisce e pensa ad alta voce uno slancio soddisfatto che viene dal profondo del suo essere, e che, fedelmente, fa così: “A quella, quando esce, le devi mettere il satellitare!”… Su questa espressione altamente postmoderna gli è venuta ad tratto una gran fame. Gli comunicano che, per cena, ci sarà carne di cavallo; polpette di cavallo, precisamente. Comincia a salivare al solo pensiero… Il Nostro, anche questo dovete assolutamente saperlo perché è di assoluta importanza, mangia come una fogna insaziabile, che non conosce fondo, che nel suo vocabolario di ingredienti di tutti i tipi non conosce la parola fine… Ha bisogno di energie, di molte energie… Questo perché, immaginerete voi, le consuma in maniera smisurata! Ebbene sì, in fondo, non è che un balordo smisurato che consuma smisurate energie: ecco perché sembra facile stargli dietro… Ma come vi ho già detto non è assolutamente così… Nella prossima puntata cominceremo piano piano a scoprire il perché. Adieu!

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