lunedì 6 gennaio 2014

La vitale noia dello stacco segnato

Fuori è già buio. Il tuo giorno è passato senza troppi intoppi ma è andato comunque a nascondersi laggiù, da qualche parte. Il notiziario della sera brontola le solite sconcertanti notizie. Anche le giornaliste discutibilmente ben vestite sono parecchio imbronciate, e la loro fredda voce cadenzata ti risulta stridula, insopportabile; addirittura più fastidiosa di quelle finte voci gioiose che riempiono, di un tempo inutile e votato solo al denaro, quelle pessime pubblicità provinciali da quattro soldi che non smettono mai di passare alle frequenze radio più sfigate e sconosciute. Pensa un po’ cosa ti tocca ascoltare: ci saranno albe di tempi migliori, non temere. Ti senti piuttosto annoiato, e questo, da un punto di vista che non è proprio il tuo, potrebbe sembrare un miracolo, ma tu per il momento lo ignori completamente.
L’anno nuovo è bello che iniziato e ormai si è imposto su tutti i fronti, ma tu, ancora una volta, non ti sei accorto di nulla: eri troppo impegnato a girarti d’improvviso di spalle, per viverti, in seduta solitaria, tutte quelle cartucce di starnuti che non pensavi minimamente di possedere. La scatola dei kleenex che per tutta una serata ti ha tenuto compagnia, e che hai avuto la dolce premura di portarti costantemente sottobraccio, alla fine è riuscita nel suo ultimo intento semantico: chiedere resa ad ogni bianca sfilata di sventolamento. I fazzoletti bianchi di quella scatola amica, perciò, si sono dimostrati coraggiosi soccorritori, pronti a sacrificarsi ad ogni ripetuto e necessario tamponamento: finivano alla lunga per inzupparsi integralmente a fronte di tutte quelle colanti mucose burrascose che, anche qui, non pensavi assolutamente di custodire; che non sapevi potessero provenire da un tuo di dentro mai dimostratosi così abbondantemente provvisto. Ad ogni modo, tramite gruppi intestati di e-mail, ti sei impegnato ad inoltrare a tutti loro (agli eroi-kleenex così coraggiosi) i tuoi più sentiti e ormai prosciugati ringraziamenti, e sei stato parecchio carino e gentile: questo non potevo non dirtelo.
Il peggio è ormai passato, e sei finalmente ritornato a respirare libero, al di là di quella trincea che ti ha lobotomizzato tutti i sensi: sei riuscito a conquistarti una nuova respirazione felice. Molto più sereno, poco fa, stavi ripercorrendo nei tuoi pensieri una frase ricorrente e familiare che t’è venuta in mente quando eri ormai certo che la quiete post-starnutifera era vicina: “Mai avuto così, che io ricordi”, il raffreddore immagino che sia.
E quindi Buon Anno, è giunta l’ora di dirtelo, a scanso di germi che, si spera, non siano più polleggiati nei tuoi paraggi per socializzare tra loro. E allora arriva il momento in cui si può annunciare che le festività natalizie la signora imbacuccata e col naso oblungo se le porta tutte via, e tu, nel frattempo, hai appoggiato le braccia al caldo davanzale riscaldato dal termosifone che si trova subito sotto, quello stesso che distribuisce, invisibilmente, aria calda ascensionale sbuffando sulle tendine che appena si rigonfiano scostandosi da quella finestra da dove ora stai scorgendo non so cosa, forse nulla in particolare, ma sicuramente non avrai la possibilità di cogliere nessuna scia di scopa armata di pazienza, e che raccoglie quelle luci così colorate e gioiose che continuano a ricordarti un periodo di stacco, una sospensione da tutto il resto. Gli stacchi che riguardano quelle cose che prima o poi rivedrai sicuramente, si prendono tutto il loro tempo prima di dirti Ciao con la manina. Sono lenti, li vedi ancora anche quando tutto è finito, e sono quasi degli arrivederci, perché sai che, in un altro similare periodo identico a quello che hai appena vissuto, li rivedrai sicuramente. Sono invece gli altri stacchi, quelli stessi che chiami di-stacchi perché inaspettati e inspiegabili e se vogliamo tremendamente prematuri, a non degnarti minimamente di un briciolo di saluto: vanno via e basta, si slacciano da te, e non ritornano più, per sempre.
E mentre componi nella tua testa queste considerazioni tutto sommato scontate rimani piantato a quella finestra, assaporando quella stessa noia che ti ha invaso poco fa, e che cominci a comprendere, perché in tutte queste feste appena trascorse (sì, nei stai raccogliendo gli ultimi sgoccioli proprio ora) è stata la tua salvezza sin dal principio, e ora lo sai.
La televisione è spenta, l’orologio continua a ticchettare, il movimento lento delle auto fuori dalla finestra sta allestendo il nuovo giorno che verrà, e tu ti godi il momento: gli attimi che riempiono la cerimonia di uno stacco segnato; il lasciare andare di alcune giornate sospese che chiudendo e aprendo gli anni, a cavallo, rappresentano le dentellature delle tue cerniere interiori, quelle che potrai chiudere sempre da solo e con sicurezza, per custodire quei giorni natalizi passati con un curante amore per la noia perpetua, quella stessa noia e ripetizione e legame sanguigno che ti lega a chi tieni più di chiunque altro, a coloro che in fondo compongono, con stacchi ripetitivi e sempre presenti, la tua insignificante ma così sorprendente vita. Rimani ancora alla finestra, e osservati. Ciao.    

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