martedì 21 gennaio 2014

Il Salmone sopra il letto di limone


Anime abbandonate, anime sprovvedute: che fine ha fatto la felicità?

Pare di danzare attraverso il vento, e volteggi nel suo tempo la tua melanconica rinuncia

Apri gli occhi e ti osservi in vetta; li riapri subito dopo e non ti capaciti più per quanto rocambolesco e fuorviante può apparire quel misero e illusorio ristoro

E quindi...

Bar, luci e ombre: il tintinnare di bicchieri lucenti serviti in piroetta, da ragazze formose e sorridenti che ti mostrano il conto, lo stesso conto di tutti quei sorrisi che adesso vengono solo animati dall’amarezza dell’ingollo

Destra o sinistra, avanti o indietro: l’eterno ritorno è conforme agli stati d’animo, li riflette e li adegua, li rappresenta e li mette in scena: dà loro una voce teatrale

Febbre, temperatura, rossore... Animazione: spasmi a tradimento

Il dialogo si fa interiore e non smette di parlare. Discute, crea neologismi, cerca con tutte le forze di cavarci qualcosa: le parole si illuminano prima e indietreggiano poi, sparendo nel buio nulla

La materia grigia è confusa: acquerelli di fresca gittata imbevono il riconoscibile, appannandolo

La tv è sempre spenta, le sue antenne invisibili cercano un contatto con il mondo digitale, ma non lo trovano

La strada fuori dalla finestra è illuminata dall’illuminazione pubblica: c’è scritto a chiare lettere sui tombini sparsi tra i ciottoli; sono le strade maestre, quelle civiche e collettive, che non sono più illuminate dalla stessa luce

C’è una luce diversa, verde, come la luce del mio corridoio, un trip di menti sane ritrovatesi nella convivialità del privato assoluto: intangibile, pazzo, lunatico, per forza di cose diverso da te

Le relazioni sono come le spie dei comandi che popolano l’abitacolo di una macchina: sono talmente complicate e nascoste che neanche le istruzioni o le illustrazioni adiacenti riescono a render giustizia alla tua frustrata rassegnazione

E la cucina è colore salmone: ti pare di stare dentro alla sua paffuta pancia colorata, e attendi: no, non nella balena, attendi nella pancia del salmone; ed è buono il salmone, come la pazienza del suo grasso per essere digerito (meglio arrostito sopra un letto di limone: l’acido lo aromatizza di più)

Ma tanto, perché dispiacersi? Non è tutta una finzione? Non è stato detto che la realtà non esiste? Sì, penso di sì. Per quello che risulta dall’obiettivo della mia percezione è solo un calderone di sensazioni soggettive, sparute, sparse per ogni dove e alla rinfusa, senza alcuna precisa direzione: un orgiastico fuoco d’artificio che si spegne nell’immenso mare della realtà, su quella immensa superficie che ricopre i suoi abissi imperscrutabili

Quale direzione allora prendere? “Sii spontaneo” “Dai alito ai tuoi istinti”... Si ma... Se me lo dici con l’imperativo non risulta più spontanea la cosa; come dire: non mi viene più di seguire quelle rare alitate dell’istinto che copiosamente riscontravo in fanciullezza

Anime gioiose, anime in festa: godetevi non l’attimo, per carità, ma le sensazioni che quell’attimo vi produce dentro, e mandatele a ripetizione sui vostri schermi, quelli stessi schermi dove vengono proiettati i vostri occhi interiori, perché quando saranno inondanti dalle lacrime lo scoglio dello zigomo sarà dolce, non rude, ma sensazionale: una filtro di rigenerazione che si lancia a strapiombo, e via (è solo una metafora, fermi lì)  

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