Anime
abbandonate, anime sprovvedute: che fine ha fatto la felicità?
Pare
di danzare attraverso il vento, e volteggi nel suo tempo la tua melanconica
rinuncia
Apri
gli occhi e ti osservi in vetta; li riapri subito dopo e non ti capaciti più
per quanto rocambolesco e fuorviante può apparire quel misero e illusorio
ristoro
E quindi...
Bar,
luci e ombre: il tintinnare di bicchieri lucenti serviti in piroetta, da
ragazze formose e sorridenti che ti mostrano il conto, lo stesso conto di tutti
quei sorrisi che adesso vengono solo animati dall’amarezza dell’ingollo
Destra
o sinistra, avanti o indietro: l’eterno ritorno è conforme agli stati d’animo,
li riflette e li adegua, li rappresenta e li mette in scena: dà loro una voce
teatrale
Febbre,
temperatura, rossore... Animazione: spasmi a tradimento
Il
dialogo si fa interiore e non smette di parlare. Discute, crea neologismi,
cerca con tutte le forze di cavarci qualcosa: le parole si illuminano prima e
indietreggiano poi, sparendo nel buio nulla
La
materia grigia è confusa: acquerelli di fresca gittata imbevono il
riconoscibile, appannandolo
La
tv è sempre spenta, le sue antenne invisibili cercano un contatto con il mondo
digitale, ma non lo trovano
La
strada fuori dalla finestra è illuminata dall’illuminazione pubblica: c’è
scritto a chiare lettere sui tombini sparsi tra i ciottoli; sono le strade
maestre, quelle civiche e collettive, che non sono più illuminate dalla stessa
luce
C’è
una luce diversa, verde, come la luce del mio corridoio, un trip di menti sane
ritrovatesi nella convivialità del privato assoluto: intangibile, pazzo,
lunatico, per forza di cose diverso da te
Le
relazioni sono come le spie dei comandi che popolano l’abitacolo di una
macchina: sono talmente complicate e nascoste che neanche le istruzioni o le
illustrazioni adiacenti riescono a render giustizia alla tua frustrata
rassegnazione
E la
cucina è colore salmone: ti pare di stare dentro alla sua paffuta pancia
colorata, e attendi: no, non nella balena, attendi nella pancia del salmone; ed
è buono il salmone, come la pazienza del suo grasso per essere digerito (meglio
arrostito sopra un letto di limone: l’acido lo aromatizza di più)
Ma
tanto, perché dispiacersi? Non è tutta una finzione? Non è stato detto che la realtà
non esiste? Sì, penso di sì. Per quello che risulta dall’obiettivo della mia
percezione è solo un calderone di sensazioni soggettive, sparute, sparse per
ogni dove e alla rinfusa, senza alcuna precisa direzione: un orgiastico fuoco d’artificio
che si spegne nell’immenso mare della realtà, su quella immensa superficie che
ricopre i suoi abissi imperscrutabili
Quale
direzione allora prendere? “Sii spontaneo” “Dai alito ai tuoi istinti”... Si
ma... Se me lo dici con l’imperativo non risulta più spontanea la cosa; come
dire: non mi viene più di seguire quelle rare alitate dell’istinto che
copiosamente riscontravo in fanciullezza
Anime
gioiose, anime in festa: godetevi non l’attimo, per carità, ma le sensazioni
che quell’attimo vi produce dentro, e mandatele a ripetizione sui vostri
schermi, quelli stessi schermi dove vengono proiettati i vostri occhi interiori, perché quando
saranno inondanti dalle lacrime lo scoglio dello zigomo sarà dolce, non rude, ma sensazionale:
una filtro di rigenerazione che si lancia a strapiombo, e via (è solo una metafora, fermi lì)
Nessun commento:
Posta un commento