lunedì 21 aprile 2014

La dolce realtà invisibile

– Sì, è misterioso.
– A cosa ti riferisci? Che cosa stai dicendo?
– L’unico problema, forse, è il punto di vista.
– Sì, certo, il punto di vista, la prospettiva, la bizzarra diagonale, ma di cosa? Di cosa stai parlando?
– Sai, quando ti capita non te ne rendi nemmeno conto, effettivamente. Poi arriva d’improvviso e si intromette, piacevolmente... Vive di vita propria e tu l’assecondi; è così che devi fare, senti che è l’unico modo di poterlo fare, tutto qui.
– Ok sei partito.
– Sì, direi di si, e ne sono contento.
– E quale sarebbe questa, diciamo, tra virgolette, direzione della tua contentezza? Secondo sempre il tuo punto di vista, è chiaro.
– Ma quante domande che fai! Spero tanto per te che tu le riduca, ma per te stesso, non per altro... Ad ogni modo, penso che in queste situazioni le domande, agli inizi, nei primi timidi attimi disvelanti, non servano. Le risposte, quelle che cerchi intimamente, le raccogli spensieratamente, come se dovessi raccogliere tante preziose monete sul fondo di una sorgente cristallina.
– E allora cos’è che ti guida, cos’è che prima fra tutti ti scuote e ti dice che sì, il sentimento, l’emozione e tutto ciò che ne consegue va assecondato?
– I suoi occhi. Semplicemente la maestosità dei suoi occhi. Parlano, mi sorridono: mi dicono tutto ciò che ho bisogno di sentire, di vedere. Vedo riflesso nei loro incroci l’unione inaspettata della mia immagine... E quell’immagine di me è bella, mi piace tanto.
– Così ti fai i flash sull’immagine di te che vedi nelle sue iridi di occhi che si incrociano. Sei sicuro di stare bene?
– Mai stato meglio.
– E allora, a proposito  dell’unico problema che dicevi, il punto di vista, a cosa alludevi esattamente?
– Il punto di vista è necessaria, impattante diversità. La diversità è un concetto, una pratica, molto complessa, ostica, per certi versi; ma al tempo stesso tremendamente semplice, non so come dire. È una materia cangiante; si adegua in base al vissuto esperienziale, in base alle relazione che si instaura tra le persone e che si sviluppa, in un modo come in un altro: non le saprai mai le sue infinità e possibili modalità, dovrai solo scoprirlo strada facendo. Mi viene in mente, a questo proposito, sempre la metafora della luce per spiegare questa cosa qui. Sai, la luce ci permette di vedere, di osservare. Ma luce è invisibile di per sé, non la vedi. Ecco che allora la relazione è fatta esattamente della stessa invisibile materia. Sta tutto lì, nella relazione. In questo suo scenario – in questa sua dimensione che, in questo caso, avvolge due persone – nasce qualcosa di unico, di speciale, un qualcosa che appartiene solo a quelle due persone, e che per quante volte ti ostinerai nel tentativo di riprodurlo non riuscirai mai completamente a farlo: i tentativi sono a dir poco inutili, anche se ti ci metti d’impegno sul serio. E quindi il problema è il punto di vista: se i punti di vista non combaciano la realtà non si crea, o meglio, se ne creeranno due diverse che in qualche punto cominceranno ad incrinarsi, a non corrispondere come veramente vorrebbero... È lì che nascono i primi problemi. Dato che questo è inevitabile, bisogna scorgerli, prontamente, comunicarseli se è necessario, e prendere spunto da loro e cementare quelle due realtà in quella che si vorrebbe idealmente costruire, insieme: questo è quello che si dovrebbe fare. Quando c’è sentimento, quando c’è incondizionato amore, tutto è reso più semplice: la realtà per il duo si attiva, è quella, e comincia ad esistere, a crescere, a prendere corpo. Se quella realtà non si attiva in due, allora non ci sarà mai una realtà, perché ricorda: la realtà esiste sì, ma è difficile da toccare, da osservare: ci saranno sempre i tuoi filtri soggettivi che in qualche modo si intrometteranno tra te e lei per offuscarti la vista. E allora, se quella persona decide di compiere un percorso con te e hai questa smisurata fortuna, e tutto questo amplesso arricchito e merlettato di semplicità ti permette di vedere allora tu guarda, e se puoi guardare allora osserva: lì le tue domande non avranno più modo di sorgere, di sussistere: le risposte prendono loro le manine e le porteranno a passeggio.
– Vedo che hai tutto chiaro.
– Non è sempre così, ma a volte è bene che ci siano questi momenti, che tu te li sia cercati o meno: serve sempre una boccata di ossigeno pulito, per tutti i sensi.
– Io ora ho solo bisogno di una birra, invece.Vieni con me?
– Solo se è c’è lei però.
– Sì, lei c’è sempre.
– Ok, allora andiamo.

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